Uno studio scopre effetti di vita quotidiana sulle connessioni cerebrali umane

 

 

GIOVANNI ROSSI

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XXI – 12 ottobre 2024.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Tutto ciò che sappiamo circa gli effetti prodotti sulla connettività funzionale del cervello umano proviene da studi condotti mediante la metodica della risonanza magnetica funzionale (fMRI, da functional magnetic resonance imaging), che rileva immagini durante un compito sperimentale o prima e dopo un’attività o un’esperienza di cui si voglia conoscere l’impatto sul nostro encefalo. I fisiologi sanno bene quanto si possa imparare da un monitoraggio continuo, momento per momento e protratto nel tempo, di alcuni parametri funzionali. Il criterio di questo rilievo si adotta in preziosi presidi diagnostici come la registrazione elettrocardiografica secondo Holter per 24-48 ore e, con i nuovi apparecchi, anche per una settimana. Non si sono messi a punto finora sistemi per un simile monitoraggio della connettività funzionale cerebrale nella vita quotidiana per molti giorni, così da avere dati su come lo stile di vita nel suo insieme e le singole attività o esperienze possano incidere sulla dinamica delle connessioni del cervello umano.

Uno studio, che possiamo considerare unico nel suo genere, ha tracciato l’attività dell’encefalo di una persona per oltre 5 mesi, rivelando il modo esatto in cui variazioni del tono dell’umore e attività abituali, quali dormire durante la notte o fare esercizio motorio durante il giorno, possano determinare effetti a lungo perduranti sulla neurofisiologia centrale.

Il lungo monitoraggio è stato realizzato, mediante l’uso di dispositivi tecnologici indossabili, scansioni fMRI e applicazioni su smartphone, da un team di ricerca guidato da Enrico Glerean sul cervello di Ana Maria Triana, che è anche il primo nome fra gli autori dello studio.

(Triana A. M. et al., Longitudinal single-subject neuroimaging study reveals effects of daily environmental, physiological, and lifestyle factors on functional brain connectivity. PLoS Biology – Epub ahead of print doi: 10.1371/journal.pbio.3002797, October 8, 2024).

La provenienza degli autori è la seguente: Department of Computer Science, School of Science, Aalto University, Espoo (Finlandia); Department of Neuroscience and Biomedical Engineering, School of Science, Aalto University, Espoo (Finlandia); Aalto University, Espoo (Finlandia); MAGICS, Aalto Studios, Aalto University, Espoo (Finlandia); Advanced Magnetic Imaging Centre, Aalto University, Espoo (Finlandia).

I nostri stati mentali e il nostro comportamento sono costantemente influenzati dall’ambiente in cui viviamo, dalle esperienze e dal modo in cui reagiamo alle evenienze e alle circostanze, per lo stato funzionale in corso nel momento dell’esperienza. I risultati degli studi degli ultimi decenni, ci inducono a ritenere che queste influenze abbiano considerevoli effetti morfo-funzionali mediati dalla plasticità sinaptica, di circuito e di rete, tante volte rilevata e dimostrata quale proprietà intensamente attiva nel nostro encefalo. Basti ricordare, in proposito, il vistoso aumento della connettività funzionale cerebrale determinata da esercizio aerobico intenso e protratto; così come la differente influenza degli stessi stimoli sul cervello dei pazienti depressi e di volontari di controllo in buona salute psicofisica.

Come si è già accennato, si sa davvero poco circa le risposte della connettività funzionale cerebrale alle variazioni ambientali, fisiologiche e comportamentali che si verificano nelle diverse scale temporali, che vanno dal singolo giorno ai mesi. Questo vuoto di conoscenza – osservano gli autori dello studio qui recensito – ha fatto sorgere un bisogno urgente di studi longitudinali che raccolgano dati con elevata frequenza; e per rispondere a questa esigenza loro hanno concepito il progetto di indagine sul cervello di una singola persona qui presentato.

Ana Maria Triana, quale soggetto volontario dell’esperimento e membro del gruppo di analisi dei dati, ha consentito per 133 giorni la raccolta dei dati necessari a conoscere le risposte della connettività funzionale del suo cervello alla vita quotidiana.

La raccolta dei dati comportamentali mediante dispositivi indossabili e smartphone è stata affianca da 30 sessioni di scansioni di fMRI dell’encefalo, misurando l’attenzione, la memoria, lo stato di riposo e gli effetti di stimoli naturali. Esaminando i reperti, i ricercatori hanno trovato tracce di comportamenti passati e di fisiologia della connettività neuronica che si estendevano fino a coprire l’arco di 15 giorni.

È interessante soffermare l’attenzione su queste due relazioni significative e costanti rilevate dai ricercatori: 1) il sonno, con la sua durata e la sua qualità, e l’attività fisica con i suoi caratteri e la sua durata, apparivano strettamente correlati alla connettività funzionale durante compiti cognitivi impegnativi; 2) le variazioni della frequenza cardiaca e del ritmo respiratorio risultavano più rilevanti per la connettività funzionale durante lo stato di riposo cerebrale e la visione di film.

Quanto emerso da questa osservazione suggerisce di non studiare la connettività cerebrale isolandola dal contesto, ma tenendo conto della sua interdipendenza con le dinamiche dell’ambiente, degli eventuali cambiamenti di stile di vita e delle fluttuazioni di breve durata, quali invalidità temporanea o sonno non riposante. I risultati dello studio riflettono una prolungata e sostenuta relazione tra fattori esterni e processi neurali.

Soprattutto i disegni di mappe di precisione, quale quella impiegata qui, possono aiutare a comprendere meglio la variabilità intra-individuale, che può spiegare alcune delle eterogeneità emerse nelle scansioni fMRI del cervello di Ana Maria Triana. I ricercatori concludono affermando che la connettività, i dati neurofisiologici e gli stimoli ambientali incentiveranno la futura ricerca neuroscientifica e supporteranno l’intervento clinico di precisione.

Tutti i dati rilevati in questo studio sono accessibili a tutti i ricercatori, per offrire – come sostengono gli autori – “un’eccezionale opportunità per ulteriori scoperte”.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Giovanni Rossi

BM&L-12 ottobre 2024

www.brainmindlife.org

 

 

 

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